I pagliacci son sempre alla finestra a sparar
cazzate e a far finta di andar l'uno contro l'altro...nè il giornale nè
il PD romano hanno capito che opporsi alle privatizzazioni non è a
difesa della "mano pubblica" proprietà statale, ma dell'appropriazione delle risorse e dei mezzi di produzione da parte dei Lavoratori!!!
La finta protezione del pubblico fatta da PD, M5S e SEL l'abbiamo già affrontata nel post http://autoconvocatiamaroma.blogspot.it/2013/12/il-gioco-delle-tre-carte.html
Chi lavora e vive le municipalizzate ha solo subito e subisce la malagestione della politica senza potervi porre rimedio.
Per la Gestione dei Lavoratori, lasciamo indietro i pagliacci!
da: http://www.cinquequotidiano.it/politica/campidoglio/2013/12/23/acea-atac-ama-roma-ha-vinto-il-partito-del-pubblico/
Il partito del tutto e sempre pubblico ha vinto ancora una volta facendo a pezzi l’emendamento di Linda Lanzillotta
che prevedeva non solo la cessione del 21% delle quote Acea con la
cessione della maggioranza ai privati, ma bloccando ogni ipotesi di
privatizzazione di Atac e Ama ed eventuale taglio del personale. Una
battaglia nella quale si è distinto l’ex capo gruppo capitolino, oggi
onorevole, Umberto Marroni, con uno zelo degno di un
comunista d’antan. Quindi il decreto “salva Roma” da alcuni definito
ironicamente “salta Roma”, congelerà la situazione esistente nelle
municipalizzate mettendo a rischio lo stesso bilancio capitolino del
2014. Una vittoria di Pirro a ben vedere soprattutto per l’azienda di
trasporto pubblico che si appresta, come riporta oggi il Corriere della Sera,
a sganciare ben 5 milioni per le liquidazioni dei dirigenti fatti fuori
dal nuovo amministratore delegato, il milanese Danilo Broggi
sponsorizzato dall’assessore Guido Improta.
Un’azienda, l’Atac, che si avvia allegramente verso
il baratro del fallimento con i suoi 700 milioni di debiti ed una
perdita annua attorno ai 150 milioni. Ma la ‘generosa’ battaglia di
Marroni ed il conseguente congelamento della situazione hanno senso se
si guarda al peso, consociativo con Alemanno, che il Pd
ha sempre avuto in un’azienda di 12.000 dipendenti. Cinque
amministratori delegati in 5 anni non denotano certo una continuità di
governance e la stessa onnipotenza dei sindacati si sbriciola ormai
nella proliferazione delle sigle non ultimo il movimento della
Quintavalle che a breve diverrà esso stesso sindacato.
Sarà interessante capire allora quali saranno i cardini del piano
industriale Atac promesso da Improta se non si potrà licenziare nessuno
e cedere qualcosa per far cassa. Eppure da vendere ce n’è. Parlino dei
famosi immobili dismessi, soprattutto rimesse, sulle quali Alemanno ci
giocò la faccia senza che ne sia mai stato venduto un mattone. A suo
tempo si parlava di un valore di oltre 250 milioni per questi immobili
che peraltro sono ipotecati dalle banche. Ma se la vendita di questi
sarà l’ultima spiaggia della nostra scassatissima municipalizzata
toccherà fare in fretta. E allora altro che Smart city e
rimesse ristrutturate in funzione dei bisogni collettivi e degli spazi
pubblici come vorrebbe fare l’assessore Giovanni Caudo con le caserme.
Qui toccherà valorizzare al più presto gli immobili per poi venderli e
ci vorranno anni. E nel frattempo? Chiedetelo a Umberto Marroni strenuo
difensore del “pubblico” a tutti i costi.
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