sabato 28 dicembre 2013

Prepariamoci ad un futuro di Lotta e Rivendicazioni!

I pagliacci son sempre alla finestra a sparar cazzate e a far finta di andar l'uno contro l'altro...nè il giornale nè il PD romano hanno capito che opporsi alle privatizzazioni non è a difesa della "mano pubblica" proprietà statale, ma dell'appropriazione delle risorse e dei mezzi di produzione da parte dei Lavoratori!!!
La finta protezione del pubblico fatta da PD, M5S e SEL l'abbiamo già affrontata nel post http://autoconvocatiamaroma.blogspot.it/2013/12/il-gioco-delle-tre-carte.html
Chi lavora e vive le municipalizzate ha solo subito e subisce la malagestione della politica senza potervi porre rimedio.
Per la Gestione dei Lavoratori, lasciamo indietro i pagliacci!


da:  http://www.cinquequotidiano.it/politica/campidoglio/2013/12/23/acea-atac-ama-roma-ha-vinto-il-partito-del-pubblico/

Il partito del tutto e sempre pubblico ha vinto ancora una volta facendo a pezzi l’emendamento di Linda Lanzillotta che prevedeva non solo la cessione del 21% delle quote Acea con la cessione della maggioranza ai privati, ma bloccando ogni ipotesi di privatizzazione di Atac e Ama ed eventuale taglio del personale. Una battaglia nella quale si è distinto l’ex capo gruppo capitolino, oggi onorevole, Umberto Marroni, con uno zelo degno di un comunista d’antan. Quindi il decreto “salva Roma” da alcuni definito ironicamente “salta Roma”, congelerà la situazione esistente nelle municipalizzate mettendo a rischio lo stesso bilancio capitolino del 2014. Una vittoria di Pirro a ben vedere soprattutto per l’azienda di trasporto pubblico che si appresta, come riporta oggi il Corriere della Sera, a sganciare ben 5 milioni per le liquidazioni dei dirigenti fatti fuori dal nuovo amministratore delegato, il milanese Danilo Broggi sponsorizzato dall’assessore Guido Improta.
Un’azienda, l’Atac, che si avvia allegramente verso il baratro del fallimento con i suoi 700 milioni di debiti ed una perdita annua attorno ai 150 milioni. Ma la ‘generosa’ battaglia di Marroni ed il conseguente congelamento della situazione hanno senso se si guarda al peso, consociativo con Alemanno, che il Pd ha sempre avuto in un’azienda di 12.000 dipendenti. Cinque amministratori delegati in 5 anni non denotano certo una continuità di governance e la stessa onnipotenza dei sindacati si sbriciola ormai nella proliferazione delle sigle non ultimo il movimento della Quintavalle che a breve diverrà esso stesso sindacato.
Sarà interessante capire allora quali saranno i cardini del piano industriale Atac  promesso da Improta se non si potrà licenziare nessuno e cedere qualcosa per far cassa. Eppure da vendere ce n’è. Parlino dei famosi immobili dismessi, soprattutto rimesse, sulle quali Alemanno ci giocò la faccia senza che ne sia mai stato venduto un mattone. A suo tempo si parlava di un valore di oltre 250 milioni per questi immobili che peraltro sono ipotecati dalle banche. Ma se la vendita di questi sarà l’ultima spiaggia della nostra scassatissima municipalizzata toccherà fare in fretta. E allora altro che Smart city e rimesse ristrutturate in funzione dei bisogni collettivi e degli spazi pubblici come vorrebbe fare l’assessore Giovanni Caudo con le caserme. Qui toccherà valorizzare al più presto gli immobili per poi venderli e ci vorranno anni. E nel frattempo? Chiedetelo a Umberto Marroni strenuo difensore del “pubblico” a tutti i costi.

martedì 24 dicembre 2013

Il gioco delle tre carte



Quest’ultimi giorni per Acea, ama, atac e i Lavoratori di queste aziende sono stati incredibili. È successo tutto e il contrario di tutto. La gentile Sen. Lanzillotta, già famosa a Roma per aver privatizzato la Centrale del Latte, ha presentato due emendamenti: uno che obbligava il Comune a vendere quote di Acea e un secondo nel quale le aziende in crisi avrebbero potuto licenziare per motivi economici. Tutti i partiti hanno votato in commissione per poi indignarsi negando perfino l’evidenza. Un terzo punto della norma, che ha “scatenato una rivolta” del PD romano e del Sindaco Marino, era la possibilità per il Comune di aumentare dello 0.3% l’IRPEF ai romani (il mancato aumento vale tra 130 e 150 milioni di euro). Il passaggio successivo poi è stato quello di eliminare gli emendamenti incriminati e tutti ad esultare sui giornali e in tv con dichiarazioni di giubilo per la ‘’battaglia vinta’’.
Come ha ovviato al mancato aumento IRPEF il Sindaco Marino? Un taglio per ama di 160milioni di euro (più circa 70 di iva)! L’attacco a Roma e alle sue aziende da parte di tutti i rappresentanti politici in gioco è da capire se sia intenzionale (e quindi deprecabile e da combattere) o non compreso appieno da tutti (e quindi ancora più pericoloso). Capiamo meglio; la soppressione sacrosanta di detti commi è un bene per tutti. Il problema che PD romano,  M5S, SEL e tutti i finti protettori dei Lavoratori fanno finta di non notare, è che resta in piedi il comma relativo all’estensione del patto di stabilità alle aziende appartenenti e/o partecipate dal comune. Questo significa che sulla gestione dei crediti da parte del Comune verso le società partecipate varranno le condizioni del patto di stabilità. Patto che prevede inoltre il fatto che, attraverso criteri pazzeschi, molti Comuni pur avendo i soldi in cassa non possono spendere. Patto secondo il quale l’azienda non potrà affrontare nuovi investimenti fondamentali in questo momento come la costruzione di nuovi impianti per il multi materiale associati a nuovi piani di gestione per la raccolta rifiuti in grado di arrivare a livelli europei di raccolta differenziata.
Quindi il futuro di ama in mano a questi vili avvoltoi non può essere che nero. Quello che si cerca di fare da anni con ama è far andare l’azienda sempre peggio in maniera scientifica: piani gestionali assurdi o inesistenti, scelta del gruppo dirigente per appartenenza politica o familiare, mancanza di ogni futuribile risoluzione dei problemi in essere, sono solo un metodo per affossare un’azienda che fa gola a molti. L’unico modo per convincere il cittadino medio che la privatizzazione sia l’unica soluzione a tutti i mali è la costruzione dell’emergenza. Il continuo screditamento dei Lavoratori ama è solo un ulteriore modo per annientare un’azienda che invece rappresenta una risorsa per i cittadini, un Bene Comune!
Noi Lavoratori Autoconvocati, come diciamo da tempo, crediamo che la gestione di ama debba essere tutt’altro. Crediamo che questa debba essere in mano ai Lavoratori e ai cittadini di Roma attraverso quindi la reale partecipazione dei soggetti che hanno a cuore la salvaguardia e il rilancio dell’azienda. È finito il tempo di sperare in quei soggetti politici che sono asserviti alle logiche del mercato e dei potentati economici che occultamente governano sostenendo il centrodestra o il centrosinistra di turno. E’ ora che i lavoratori si prendiamo la responsabilità di imporre le scelte ad ama secondo i bisogni reali dei cittadini.
Prepariamoci dunque ad un futuro di Lotta e Rivendicazioni, perché altrimenti saremo noi i primi complici di questa scelte!

 Lavoratori Autoconvocati ama



venerdì 6 dicembre 2013

Per la Gestione dei Lavoratori, lasciamo indietro i pagliacci



A fine anno scade il Contratto Collettivo Nazione del comparto Igiene e Ambiente e grazie agli accordi sindacali firmati da CGIL, Cisl e Uil poi si faranno i conti con la contrattazione di secondo livello. Quello che ci aspetta dunque sarà ancora peggio di quello a cui siamo stati abituati durante tutti questi anni:
·         gli aumenti differenziati in base ai livelli,
·         limitazioni al diritto di sciopero,
·         premi produttività al fine di premiare crumiri, spie e leccaculo.
Una precisa iniziativa antioperaria quindi, che dimostra quale sia realmente l'essenza di questo sindacato a cui, nei momenti di crisi, vengono in aiuto gli stessi padroni, tanto è vero che solo a settembre si è potuto leggere sui giornali che […] I leader di confindustria e sindacati chiedono "un impegno preciso" al governo perché, come dice Squinzi, <<siamo in una situazione tale che non possiamo che remare tutti nella stessa direzione>>, senza però tener conto delle richieste e delle proposte dei lavoratori.
 E in ama è quello che avviene da anni visto che non si interpellano i lavoratori su nessuna decisione tagliandoli fuori anche dalle più banali scelte aziendali.
La gestione dei soliti noti in questi anni ha portato l’ama in condizioni disastrose vie d’uscita credibili non se ne vedono. E il momento di far delineare la politica industriale a chi l’azienda la vive tutti i giorni sulla propria pelle e con fatica sei giorni la settimana! La questione contrattuale non può essere lasciato in mano esclusivamente al sindacato, che per sua natura si limita alla contrattazione economica. È il momento di prendere coscienza della propria idenitità e della nostra autonomia come Lavoratori e di  ribaltare i rapporti di forza rispetto ad amministratori imposti da comune e sindacati!
Il primo passo è l’istituzionalizzazione del Referendum dei Lavoratori sugli accordi dopo una discussione seria e approfondita, e gestione operaia di zone e impianti attraverso democrazia assembleare. A livello salariale invece, abolizione della differenziazione dei livelli, riduzione dell’orario di lavoro a parità salariale e istituzione di uno sconto dipendenti sulla tariffa rifiuti per proteggere i Lavoratori dalla crisi imperante.

Lavoratori Autoconvocati ama roma

domenica 1 dicembre 2013

Considerazioni sulle elezioni RSU




Come lavoratori autoconvocati aspiriamo all’istituzione dei Consigli di Zona/Impianto (C.Z./C.I.) e immediata eliminazione di tutte le figure di dirigenza intermediaria quali ad esempio Capo Distretto/Capo Impianto e Capo Zona. Da documento quindi la nostra visione del rapporto sindacato/azienda rimane quella di considerare il sindacato come l’organo burocratico che spesso si limita a ottenere accordi che troppo spesso diventano per l'imprenditore la capacità di ottenere da parte delle masse operaie il rispetto degli obblighi contratti.  Difende dunque un punto di vista che è lo stesso punto di vista del proprietario. In queste condizioni la disciplina sindacale non può essere che un servizio reso al capitale; in queste condizioni ogni tentativo di subordinare il Consiglio al sindacato non può essere giudicato che reazionario.
Per questa ragione non abbiamo esposto nessuna considerazione o indirizzo di voto prima delle elezioni. 

Dal sito usbamaroma.blogspot.it riportiamo i seguenti risultati ottenuti durante le elezioni:

CISL                                       2590
FIADEL                                 1339
CGIL                                      1011
UIL                                         578
USB                                       291
UGL                                      190
NULLE                                  231
BIANCHE                             91

SONO RISULTATI FINALI MA PROVVISORI IN ATTESA DELLE PREFERENZE CHE POTREBBERO FAR VARIARE IL RISULTATO

AD OGGI LA SUDDIVISIONE DEI SEGGI SAREBBE COSI':

CISL                                       30
FIADEL                                 15
CGIL                                      11
UIL                                        7
USB                                       4
UGL                                      2


La considerazione più facile da fare è che in ama come in Italia spesso si ha la voglia di cambiamento, ma in pochi hanno il coraggio di cercarlo veramente. La sclerotizzazione sull’appoggio del potente nella speranza di un miglioramento personale della condizione lavorativa dei “vecchi” infatti, sembra essere forte anche tra i giovanissimi assunti durante Parentopoli. Tanta gente che doveva ringraziare (o che dovrà farlo) quindi ha fatto il proprio dovere nelle cabine di voto, lasciando le tutele dei lavoratori in mano ai soliti noti. L’unica voce nuova del già ben rodato coro “sindacale” è l’USB, che da outsider si è presentata alle elezioni ed è riuscita a eleggere delegati. Il pericolo è che ciò permetta di fare si un’opposizione alla degenerazione privatistica dell’azienda di portare idee nuove(linfa vitale per una azienda che non ne ha!), ma che si scontra contro un muro di gomma troppo forte.
La nostra convinzione dunque, rimane quella che il Consiglio sia il più idoneo organo di educazione reciproca e di sviluppo del nuovo spirito sociale che gli operai possano esprimere dall'esperienza della comunità di lavoro. La solidarietà operaia nel Consiglio è positiva, è permanente, è incarnata anche nel più trascurabile dei momenti della produzione ed è contenuta nella coscienza di essere un sistema omogeneo e compatto che lavorando utilmente, che producendo disinteressatamente la ricchezza sociale, afferma la sua sovranità, attua il suo potere e la sua libertà.
Confidiamo dunque che i Lavoratori ama sorveglino continuamente l’operato dell’RSU neo-eletta e pretendano la consultazione vincolante tramite referendum di ogni accordo sindacale proposto; ma soprattutto che si prenda coscienza del fatto che la gestione dell'azienda da parte dei lavoratori è l'unico modo per uscire dal pantano in cui sindacati e politicanti da strapazzo l'hanno portata.



Lavoratori Autoconvocati ama roma